Rosalba Carriera: la regina del pastello

Pochi anni dopo la morte di una delle figure femminili più care alla storia dell’arte italiana: Artemisia Gentileschi; la pittura sembrava non voler vedere allontanarsi da essa una mano del gentil sesso e nel 1673 a Venezia nasce Rosalba Carriera. Di famiglia abbastanza agiata, Rosalba poté viaggiare molto, soprattutto a Parigi, dove come ospite di Pierre Crozat entra nell’Accademia della capitale francese e conosce Antoine Watteau, con il quale avrà numerosi e fruttuosi scambi artistici. Altro punto di riferimento importante della vita di Rosalba Carriera è Antonio Maria Zanetti il vecchio, incisore dilettante e collezionista d’arte, soprattutto di incisioni e disegni di Rembrandt, che aveva avuto modo di acquistare durante un suo viaggio a Rotterdam negli anni venti del ‘700; grazie a lui Rosalba conoscerà il maestro olandese del XVII secolo, punto focale e ispirazione degli artisti della Venezia del Settecento.

Durante il soggiorno parigino, Rosalba si avvicina notevolmente alla tecnica del pastello, della quale diventerà una delle più grandi interpreti della storia dell’arte europea. Interessante, per capire davvero l’arte di Rosalba, è parlare brevemente della tecnica del pastello: esso è formato da pigmenti misti ad acqua e a sostanze agglutinanti; ha bisogno di una superficie ruvida o resa tale per attecchire al meglio, inoltre, dà la possibilità di ricreare effetti sfumati di notevole intensità. Durante il XV e il XVI secolo era usato, solo, come tecnica di ridefinizione, tranne che da Hans Holbein; successivamente divenne una tecnica artistica a se stante di cui principale interprete fu Rosalba Carriera, anche se non va dimenticata la figura di Jean-Etienne Liotard.

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La tecnica del pastello si presta molto bene alla ritrattistica, alla quale riesce a dare tocchi di maggiore vivacità e sfumature particolari. Uno dei colori più ricorrenti nel pastello è un blu acceso, quasi irriproducibile in pittura e che rappresenta la firma stilistica di un’opera realizzata con questa tecnica.

Rosalba realizzerà numerosi ritratti, ma è interessante notare come la sua fama si allargò fin da subito a macchia d’olio, tanto da essere chiamata alla corte francese a fare il ritratto di Re Luigi XV.

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Si può qui vedere come il pastello sia capace di rendere più luminosi i volti dei ritratti e di vivacizzare anche le rappresentazioni più fisse, come quelle a ritratto. I colori sono accesi e si noti il tocco di blu onnipresente. Non mancano virtuosismi artistici: ne sono un esempio il foulard ricamato o gli splendidi boccoli, disegnati quasi capello per capello.

Molto interessante è il ritratto che Rosalba Carriera realizza dell figlia del Duce di Modena. Questo tipo di ritratti erano utili per sposare le donne di una famiglia aristocratica, infatti, veniva eseguito un ritratto e poi inviato a tutti i possibili e facoltosi pretendenti.

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La figura di questa ragazza appare splendida e angelicata, dopo molti secoli è come se ci fosse un ritorno alla figura della donna ideale e quasi irraggiungibile. Tutto il ritratto è eseguito sulle sfumature del blu fondamentale, che finisce per disperdersi in tocchi di luce riflessa dal candore della pelle.

I ritratti di Rosalba sono numerosi e tutti belli e degni di nota, ma per non dilungarci troppo sarà utile fare, solo, un ultimo appunto a quelli che sono i suoi autoritratti. Rosalba su se stessa è impassibile, brava com’è a restituire la psicologia e i sentimenti delle persone ritratte, si manifesta allo stesso modo psicologicamente interessata a se stessa. Rosalba non ha paura di vedersi invecchiare, ma dai suoi occhi traspare un rimpianto, un amore mancato o un’occasione persa; tutta la vita a fare l’artista e a studiare (conosceva l’inglese e al tempo non era cosa da poco per una donna), per poi sentirsi come persa nel vuoto. Questo sembrano trasmettere gli occhi malinconici di Rosalba, ma il suo atteggiamento rimane fiero e orgoglioso, sembra consapevole di essere unica, di essere la vera regina della sua arte.

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Angelo Bartuccio

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